Upcycling tra economia circolare e unicità
Il Covid-19 ha avuto un impatto economico molto forte sul mondo della moda.
Secondo un report pubblicato da McKinsey, con i negozi chiusi le vendite sono crollate del 70/80 % offline e del 30/40 % online, causando un eccesso di stock nei magazzini. Sempre secondo questo report, il valore dell’inventario in eccesso per la stagione primavera/estate 2020 è compreso tra i 140 e i 160 miliardi di dollari in tutto il mondo (Tra i 45 e i 60 miliardi solo in Europa), quindi più del doppio del valore normale.
Questo ha costretto molte aziende a reinventarsi per riuscire a gestire lo stock in eccesso, trovando una soluzione con l’Upcycling.
L’Upcycling è una strategia economica innovativa che consiste nel realizzare abiti e accessori utilizzando materiali di scarto, quindi abiti non venduti, stock di magazzino, pezzi vintage o anche tessuti e materie prime inutilizzate, dando vita ad un capo sempre unico nel suo genere.
Differenza tra upcycling e recycling
“Recycling, io lo chiamo down-cycling. Distruggono mattoni, distruggono tutto. Quello di cui abbiamo bisogno è l’Up-cycling, grazie al quale a vecchi prodotti viene dato valore maggiore, non minore.”
(R. Pilz, ingegnere tedesco, 1994).
Come si evince dalla frase dell’ingegnere tedesco R. Pilz (prima volta in cui viene utilizzato il termine Upcycling), l’Upcycling e il Recycling hanno caratteristiche molto diverse.
Il riciclo consiste nel raccogliere e processare materiali che sono stati buttati per renderli nuovi prodotti, diminuendo l’inquinamento, l’impatto ambientale dei rifiuti e sprecando meno energia, ma ottenendo una qualità finale equivalente o minore rispetto a quella del prodotto iniziale.
l’Upcycling, invece, riutilizza materiali che non sono ancora stati buttati per creare nuovi prodotti con una qualità maggiore.
I vantaggi dell’upcycling
Ma andiamo un po’ più nel dettaglio. Quali sono i vantaggi dell’Upcycling?
- Evitare gli sprechi: come detto in precedenza, soprattutto nell’ultimo anno, nel mondo della moda è molto facile che dei capi vengano sprecati, dimenticati in magazzino o buttati perché invenduti. Grazie all’Upcycling si può dare una seconda vita ai capi d’abbigliamento, riducendo notevolmente l’impatto ambientale dell’industria tessile.
- Unicità: a causa del fast fashion si sono sempre prodotti capi d’abbigliamento in grandi stock, mentre da quando si utilizza la pratica dell’Upcycling vengono creati dei pezzi unici e di grande valore.
- Risparmio: oltre che a ridurre la quantità di rifiuti, l’Upcycling permette ai brand di risparmiare soldi, acqua, elettricità e materie prime.
Le “spinte” da parte del mercato
L’Upcycling non è più solo una strategia economica volontaria, ma sta diventando una necessità.
In Francia, per esempio, è stata approvata la legge anti-spreco, che oltre a dimezzare il consumo di plastica, informare il consumatore riguardo il suo impatto ambientale e dare più responsabilità ai manifattori, proibirà dal 2022 alle attività di buttare i prodotti non venduti, costringendole a trovare un modo per riutilizzarli senza creare nessun tipo di spreco.
Quindi le aziende della moda sono in qualche modo costrette a utilizzare la tecnica dell’Upcycling, perché non potranno più disfarsi dei capi non più utilizzati.
L’upcycling nel settore del lusso
Per quanto l’Upcycling sia nato come una pratica diffusa tra i piccoli Brand, ci ha messo molto poco ad arrivare alle grandimaison del lusso.
La perdita economica causata dalla pandemia ha creato l’esigenza di riutilizzare gli stock rimasti in magazzino, e molti designer e case di moda di lusso hanno deciso di farlo in grande stile.
Per esempio, da molti anni Kering collabora con delle ONG che lavorano per raccogliere e riutilizzare materiale di scarto, e nel 2020, grazie alla sua collaborazione con ECONYL (azienda che si occupa di produrre di Nylon riutilizzando pezzi di plastica), è riuscita a lanciare Gucci Off the Grid, la prima collezione del brand Gucci che utilizza solo design circolare.
La moda è molto spesso amore per il vintage, per questo molte case di moda di lusso sfruttano l’Upcycling per modernizzare vecchie collezioni. Recicla, di Maison Margiela per esempio, è una collezione ispirata alla linea Replica lanciata nel 1994.
La sostenibilità nella moda Luxury è possibile, e lo dimostra Stella McCartney, che nel 2020 ha dovuto rielaborare il suo brand, pubblicando un manifesto, “A to Z”, in cui parla dei problemi ambientali causati dall’industria e afferma che l’Upcycling è il futuro della moda.
Esempi di noti brand di moda che praticano upcycling
Come citato nel paragrafo precedente, alcuni brand di lusso stanno lanciando delle collezioni interamente create con l’Upcycling, un esempio è Gucci Off the Grid di Gucci, che consiste in capi e accessori unisex realizzati con materiali bio, riciclati e biodegradabili (per esempio con il Nylon ECONYL, utilizzando confezioni riciclate e riciclabili).
Gucci Off the Grid fa parte di un’iniziativa più ampia, Gucci Circular Lines, che serve al brand per esplorare completamente tutti i tessuti rigenerati possibile.
Un altro esempio di brand di lusso che pratica Upcycling è Miu Miu, che ha lanciato la collezione Upcycled, una capsule di 80 modelli unici, costruiti da capi che provengono dagli anni ‘30 agli ‘80, selezionati tra i negozi vintage di tutto il mondo. Questi capi possono essere trovati in 9 boutique al mondo, e rimarranno per sempre unici nel loro genere.
Conclusioni
Il mondo della moda è in costante evoluzione, e la pandemia ha velocizzato un cambiamento già in atto.
Muoversi per tempo permette sia di limitare i rischi di tipo operativo, sia di ottenere un vantaggio competitivo, con i benefici economici che ne conseguono, rispetto alle aziende che ancora non si sono adattate alle nuove richieste da parte del mercato.
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