Intervista a Tacchificio Villa Cortese: il ruolo strategico del R&D nel settore della sostenibilità
L'uso diffuso dei polimeri nel settore della calzatura e della moda ha innescato una serie di problematiche ambientali che richiedono un approccio diverso.
Una risposta alternativa è stata portata avanti da Tacchificio Villa Cortese, un’azienda italiana attiva nella produzione di tacchi e suole per calzature: il suo reparto di Ricerca e Sviluppo (R&D) è diventata il motore trainante di iniziative sostenibili, stimolando l'innovazione nei polimeri, materiali biodegradabili e bio-derivati. Questo approccio non solo consente la creazione di prodotti più sostenibili, ma contribuisce anche a consolidare la competitività aziendale e ad adottare pratiche più efficienti, dimostrando che investire nel R&D è cruciale per guidare l'evoluzione verso una produzione più sostenibile.
L'intervista con il rappresentante di Tacchificio Villa Cortese, Giulio Cardamone, R&D Engineer, offre un'approfondita esplorazione di queste tematiche. Attraverso la discussione di concetti chiave come biodegradabilità, bio-derivazione, e innovazioni nei polimeri, emerge un quadro dettagliato delle strategie adottate dall'azienda per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità.
Vision zero waste e polimeri innovativi
Cikis: Ci racconti brevemente dell’azienda? Cosa significa sostenibilità per Tacchificio Villa Cortese?
G: L'azienda produce componentistica per calzature nella filiera del lusso, utilizzando legno e polimeri e con tecnologie di vario tipo, tra cui la fresatura e lo stampaggio a iniezione. Possediamo anche una seconda azienda, oltre a Tacchificio Villa Cortese, che si chiama Teknostampi e produce per noi gli stampi da utilizzare nel processo di stampaggio a iniezione.
L'azienda è a conduzione familiare, è stata fondata nel 1961 e affonda le radici nel distretto calzaturiero della zona di Parabiago. Negli ultimi anni, in azienda è stata coinvolta la terza generazione, e quindi sono aumentati i rapporti con l'università, con i centri di competenza e i centri di ricerca per realizzare i progetti di innovazione in linea con la vision aziendale, che è quella di aumentare i livelli di sostenibilità ed eliminare gli sprechi. La vicenda dell'azienda si può racchiudere all'interno della frase "Zero waste". La vision sostanzialmente è questa: la sostenibilità per Tacchificio Villa Cortese, non è solamente la riduzione degli impatti ambientali, ma si estende più in generale all’eliminazione dello spreco di risorse, cercando di abbracciare e garantire, allo stesso tempo, un'offerta di alta qualità, dando priorità alle soluzioni che prevedono approcci circolari o comunque più sostenibili.
L'ultima cosa che vorrei sottolineare è che noi siamo un settore business-to-business (B2B), quindi il cliente e le sue esigenze sono al centro del processo e ci impegniamo a rispettarle con la massima trasparenza. Allo stesso tempo, sappiamo che l'eliminazione degli sprechi rappresenti un valore molto ambizioso che richiede chiaramente un'autovalutazione, un'autocritica per poter migliorare la catena di valore.
Cikis: Abbiamo parlato di zero waste e investimenti tecnologici. Dunque quali sono le aree che state implementando nell’ambito della sostenibilità?
G: Insieme alla digitalizzazione, il focus principale è sui materiali. Specialmente un'area dei materiali che è quella dei polimeri. Negli ultimi due anni, sono state commercializzate due tipologie di polimeri, FheelGreen e Fheelbio, che puntano a ridurre gli sprechi e a dimostrare il nostro impegno in sostenibilità.
Per quanto riguarda FheelGreen, abbiamo puntato ad una riduzione degli input richiesti e una miglioramento degli output ottenuti. Le altre opzioni riguardano, come ben noto, l'uso di soluzioni circolari. Quindi, a partire dal ciclo interno, all'interno dell'azienda lavoriamo gli scarti di poliuretano e abbiamo un macinatore che si occupa sostanzialmente di lavorare gli scarti solidi del polimero e ottenerne il granulo, in modo tale da utilizzarlo nuovamente con una certa percentuale all'interno del granulo.
Per quanto riguarda Fheelbio, invece, rientra all'interno di un'altra branca di ricerca che è quella dei bio-derivati, che non è da confondere con la biodegradabilità: un biopolimero potrebbe essere sia di biodegradabile che bio-derivato, in una situazione ottimale, ma potrebbe anche essere biodegradabile senza essere bio-derivato e viceversa.
L'ultima cosa che ci tengo a precisare è che i polimeri hanno una funzionalità che deve essere quella di garantire una notevole durevolezza, anche detta durabilità. I modi per misurare la durabilità appartengono al mondo della Ricerca e Sviluppo e vengono effettuati andando a testare il materiale.
Nel nostro settore, non sempre ha senso privilegiare la biodegradazione o i polimeri biodegradabili, poiché la biodegradazione non necessariamente comporta un minor consumo di CO2, essendo un processo naturale che richiede tempo. Analogamente, il compostaggio, simile alla biodegradazione ma artificiale, comporta comunque un consumo di CO2 nell'ambito del processo industriale dei rifiuti. È quindi essenziale distinguere tra biodegradabilità e bio-derivazione. Nel nostro settore, la biodegradabilità non è altrettanto importante quanto la bio-derivazione. Tuttavia, la bio-derivazione, sebbene preferibile alla biodegradabilità, presenta comunque svantaggi come l'elevato consumo d'acqua nei polimeri di derivazione biologica. È necessario valutare l'impatto a livello di Analisi del Ciclo di Vita (LCA), basandosi su analisi preliminari condotte nella nostra struttura in collaborazione con i fornitori. Non è sempre preferibile la biodegradazione rispetto ai materiali vergini.
Collaborazione tra i dipartimenti a tutti i livelli della filiera
Cikis: Queste valutazioni sulla scelta di quale sia l’alternativa migliore da che tipo di processo di analisi o studio derivano?
G: In sostanza, si tratta sempre di un equilibrio tra teoria e pratica. La teoria fornisce le basi sul polimero e le caratteristiche che dovrebbe avere in termini di proprietà generali, fisiche e termiche per garantirne la durabilità. Per quanto riguarda gli aspetti pratici legati ai processi, ci si basa sulla collaborazione con i fornitori per ottenere dati specifici sul consumo dei polimeri, di cui ci si affida principalmente alla loro affidabilità. Attualmente, non esistono meccanismi di garanzia se non quelli derivanti dalla relazione commerciale o dai certificati LCA forniti dai produttori, che rappresentano l'impatto dichiarato del loro processo produttivo. Integrando questa pratica con la teoria attraverso scambi di email o incontri sincroni, sia virtuali che fisici, è possibile ottenere una valutazione completa del nuovo grado di polimero sviluppato.
Cikis: Considerando il tuo background molto tecnico nel R&D, come definiresti il tuo ruolo e le tue attività nel campo della sostenibilità? e quali sono le competenze necessarie all’interno della filiera per poter fare sostenibilità?
G: Questo team comprende esperti di ingegneria meccanica, ingegneria dei materiali e design. Attualmente, sono attivamente coinvolto nel processo di digitalizzazione dell'azienda e nella definizione della roadmap strategica in collaborazione con il business familiare. Tra i requisiti di sostenibilità posti da Tacchificio Villa Cortese, c'è un coinvolgimento diretto del nostro ufficio di Ricerca e Sviluppo. Come hai notato, c'è una convergenza di diverse competenze in questo ambito. Gran parte di queste competenze provengono dal settore dei materiali, dove Davide Carminati, il Chief Innovation Officer di Villa Cortese, si occupa degli aspetti teorici.
Nel mio ruolo, mi occupo principalmente della gestione dei fornitori, in stretta collaborazione con Davide e i progettisti, per garantire una corretta raccolta e organizzazione dei dati provenienti dalla filiera, in modo da renderli presentabili al cliente.
Cikis: Per quanto riguarda la collaborazione con i fornitori, dal momento in cui una transizione di successo coinvolge sempre i fornitori, hai dei suggerimenti per aziende che devono iniziare questo percorso di coinvolgimento, considerando le difficoltà ci sono?
G: Direi che un consiglio che mi sento di offrire è quello di cercare di condividere la propria esperienza e conoscenza tecnica con i fornitori nel settore dei materiali. Questo può aiutare a coinvolgere fornitori all'avanguardia, che possono offrire soluzioni innovative. Integrare tali requisiti nelle dinamiche di selezione dei fornitori, incluso il risk management, può aiutare a prevenire potenziali rischi, considerando che questa pratica è diventata un trend diffuso in molti settori.
Quindi, il consiglio è quello di identificare fornitori sulla base non solo dei prodotti che offrono, ma anche dei servizi, come la competenza tecnica e la disponibilità di dati.
Progetti di sostenibilità in continuo avanzamento
Cikis: Durante il 2023, avete collaborato con Cikis per la gestione del rischio chimico. Quali sono state le principali azioni intraprese, come sta procedendo il vostro percorso in questo ambito e quali sono le criticità?
G: Con il vostro aiuto, abbiamo avviato un processo di autocritica, rivedendo internamente i nostri processi di gestione delle sostanze chimiche. Avete fornito consulenza sul metodo attualmente in uso, che non era all'altezza delle best practices del settore. L'opportunità emersa da questa consulenza è quella di migliorare l'efficacia ed efficienza del nostro processo di gestione delle sostanze chimiche.
Per efficacia, intendiamo la capacità di risolvere i problemi attraverso un dialogo diretto con i clienti e la gestione dei fallimenti legati alle sostanze chimiche coinvolte. L'efficienza si manifesta attraverso la proceduralizzazione di strumenti come il mapping dei rischi chimici e l'integrazione di tali strumenti nello sviluppo dei prodotti. Ad esempio, durante la selezione dei materiali, consideriamo analisi di rischio chimico e schede di sicurezza dei fornitori per ridurre il rischio.
Inoltre, valutiamo il profilo di rischio dei fornitori stessi, preferendo quelli con un profilo di rischio inferiore e rendendo trasparenti tali scelte per il miglioramento continuo. Il rapporto di consulenza si concentra quindi sull'ottimizzazione dei processi e delle procedure aziendali per quanto riguarda il rischio chimico, nonché sulla gestione dei rapporti commerciali con un focus sul rischio chimico sia a monte che a valle.
Cikis: Questo dimostra che una corretta gestione dei rischi ambientali può essere uno strumento commerciale fondamentale per la competitività aziendale. Dall’ altro lato invece, qual’è secondo te la percezione dei clienti della sostenibilità? state registrando un ritorno positivo?
G: Sì, perché ciò riduce i casi di reso. Quando l'approccio è molto rigoroso, i rischi chimici possono causare resi, portando a una diminuzione del potenziale fatturato.
Tuttavia, in generale, il rapporto di rischio chimico è più con il marchio che con il cliente finale. Nel nostro caso, lavoriamo con clienti business-to-business (B2B) che hanno due clienti principali. Uno è il marchio, responsabile della gestione della catena di approvvigionamento. L'altro è il produttore di calzature. È un'interazione a tre, e spesso l'errore si riscontra nel branding in questa interazione, poiché è il marchio che stabilisce determinati standard e limiti di riferimento, generalmente rappresentati in documenti tabulari o informativi, che specificano le sostanze con relativi limiti che possono causare un fallimento. Quando il test viene effettuato, il marchio fornisce al fornitore una lista di sostanze chimiche limitate e le relative percentuali di massa. Spetta al marchio decidere se emettere un "fail" e segnalarlo al fornitore.
Cikis: Tacchificio Villa Cortese ha ottenuto diverse certificazioni. Qual è la ragione per cui avete deciso di intraprendere questo percorso e sono stati riscontrati dei vantaggi?
G: Era importante dimostrare che il nostro impegno per la sostenibilità non fosse solo retorico, ma concreto e visibile nei processi. Attualmente, disponiamo di una certificazione di prodotto che, per le sue caratteristiche, può essere considerata di sistema. Questo tipo di certificazione non riguarda solo il prodotto stesso, ma richiede una proceduralizzazione a livello di processo, rendendola una certificazione di sistema.
Utilizziamo la certificazione ISCC Plus per una delle nostre linee commerciali, il Fheelbio BCA. Questa certificazione serve a dimostrare l'attribuibilità del materiale ai bioprodotti. Utilizziamo metodi di calcolo, come il bilancio di massa, per stimare la percentuale sostenibile contenuta nel materiale. Nel caso del Fheelbio BCA, abbiamo una bio-attribuibilità del 65%. Questo significa che almeno il 65% delle molecole del polimero ha derivazione sostenibile. Questo valore viene proiettato sulla massa totale del materiale venduto, quindi se vendiamo tre tonnellate di materiale, il 65% di queste sarà certificato come bio-circolare. La componente bio-circolare della nafta utilizzata nel processo proviene da filiere di riciclo di compostaggio, dove vengono utilizzati rifiuti organici provenienti da case, residenze e municipalità.
Cikis: Ci sono progetti che vorrete realizzare in futuro sempre nell’ambito della sostenibilità?
G: Principalmente, continueremo le attività menzionate. In particolare, ci concentreremo sui polimeri, in quanto rappresentano uno degli ambiti con maggiori opportunità di innovazione, sia per quanto riguarda i bio-polimeri, sia per le polimerizzazioni a fibra rinforzata, e anche per gli elastomeri derivati da materiali riciclati e biodegradabili. Queste applicazioni, sebbene diverse, sono tutte rilevanti nel settore delle calzature. Cercheremo sempre di promuovere la contaminazione tra i diversi dipartimenti, specialmente per garantire il rispetto degli obblighi amministrativi necessari per ottenere certificazioni più ambiziose, come la ISO 14001. Inoltre, daremo continuità al processo di digitalizzazione, che porterà sicuramente benefici scalabili in tutti gli ambiti aziendali.
Conclusioni
La crescente consapevolezza delle sfide ambientali nel settore della moda ha spinto molte aziende a cercare nuove soluzioni sostenibili.
L’esempio di Tacchificio Villa Cortese ha evidenziato in modo chiaro l'importanza cruciale della ricerca e sviluppo (R&D) nel settore calzaturiero per affrontare le sfide ambientali. Il loro approccio innovativo ha portato all’investimento in polimeri diversi da quelli tradizionali, materiali bio-derivati e biodegradabili, dimostrando che investire in soluzioni alternative è essenziale per guidare l'evoluzione verso una produzione più sostenibile.
Le iniziative di ricerca devono svolgersi parallelamente alla collaborazione tra i dipartimenti interni con i fornitori e il continuo miglioramento delle pratiche aziendali.
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