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Tassonomia europea della finanza sostenibile: di cosa si tratta?

Il Regolamento sulla Tassonomia europea mira a incentivare investimenti sostenibili e la transizione energetica nei Paesi UE, ma in cosa consiste e quali imprese della moda sono interessate agli obblighi imposti dalla tassonomia?

Ne abbiamo parlato con Valentina Morelli, dell'Area Credito e Finanza di Assolombarda, che in questa intervista ci racconta in cosa consiste il Regolamento sulla Tassonomia europea, fornendo preziosi consigli alle aziende su come tenere in considerazione la tassonomia nelle proprie valutazioni strategiche.

Valentina Morelli dell'Area Credito e Finanza di Assolombarda

Cikis: Si sente molto parlare del Regolamento sulla Tassonomia europea e di come esso possa promuovere gli investimenti green e la transizione energetica nei Paesi UE. In parole semplici, per chi non è esperto di finanza, in cosa consiste il Regolamento? Quali sono le finalità da esso perseguite?

Valentina: La tassonomia è un sistema di classificazione definito dalla Commissione europea che stabilisce con quali criteri e soglie le imprese possono, ad oggi, definirsi sostenibili da un punto di vista ambientale e accedere a canali di finanziamento preferenziali.

Un vero e proprio linguaggio comune a livello europeo delle attività economiche “green”. Si tratta di una rivoluzione nel mondo ESG che aiuterà a combattere il fenomeno del “greenwashing” e dare un contributo misurabile alla transizione verso una società più sostenibile. 

L’elemento da sottolineare è che, sin dall’inizio, la Commissione europea non ha adottato un approccio “brown vs green” (brown economy: modello economico che si basa sullo sfruttamento delle risorse del pianeta considerate erroneamente infinite e fondato su una scarsa attenzione delle attività umane agli impatti ambientali e sociali; green economy: riconosce i limiti delle risorse del pianeta e rappresenta un modello economico fondato sull’uso sostenibile e responsabile delle materie prime al fine di ridurre drasticamente gli impatti ambientali e sociali delle attività antropiche) quanto piuttosto quello di indirizzare ciascun settore e attività verso una transizione sostenibile: ne è una prova il fatto che sono considerati i settori che hanno un maggiore impatto ambientale sia in senso positivo sia in senso negativo, nello specifico 70 attività che producono il 93% delle emissioni inquinanti europee: dall’agricoltura alla produzione di energia, dall’ICT al comparto manifatturiero, dai trasporti alle costruzioni. 

La tassonomia è un punto di riferimento per il mondo della finanza per misurare quanto sia effettivamente sostenibile un investimento, ma anche utile ai governi, per identificare gli incentivi green, alle ONG, per individuare i casi di green e ethical washing, alle imprese, per rendicontare il proprio impatto sull’ambiente e rendere tangibile la strada verso modelli più sostenibili. 

Attenzione! La tassonomia non è un elenco di attività economiche in cui investire: è una bussola per orientare la finanza globale verso un’economia a minore impatto ambientale e maggiore valore economico e sociale, ma non obbliga o vincola l’operatività di nessun finanziatore o investitore. Questa distinzione è molto importante perché non deve condurre a una selezione generale del credito alle imprese.

Tassonomia UE e la definizione di attività sostenibili

 

Cikis: Ai sensi dell’art. 9 del Regolamento 2020/852, cosa si intende per “obiettivi ambientali” e quali sono quelli rilevanti ai fini del Regolamento?

Valentina: Un'attività economica per essere definita sostenibile dal punto di vista ambientale deve soddisfare i seguenti requisiti:

  • Contribuire in maniera significativa ad almeno uno dei sei obiettivi ambientali individuati dalla Commissione europea:
  1. Mitigazione dei cambiamenti climatici; 
  2. L’adattamento ai cambiamenti climatici; 
  3. L’uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine; 
  4. La transizione a un’economia circolare, la prevenzione e il riciclaggio dei rifiuti; 
  5. La prevenzione e il controllo dell’inquinamento; 
  6. La protezione degli ecosistemi sani;
  • Non danneggiare significativamente uno degli altri obiettivi ambientali (il principio di “Do Not Signficant Harm”);
  • Rispettare criteri tecnici definiti, ossia le soglie massime di emissioni di anidride carbonica da rispettare affinché un’azienda possa essere definita sostenibile (ad oggi sono stati formalmente adottati solo i criteri che rispondono ai primi due obiettivi, ossia di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico);
  • Essere in linea con le garanzie minime sociali: si fa riferimento alle linee guida OCSE destinate alle imprese multinazionali e ai Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, inclusi i principi e i diritti stabiliti dalle otto convenzioni fondamentali individuate nella dichiarazione dell’Organizzazione internazionale del lavoro sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro e dalla Carta internazionale dei diritti dell’uomo.

Le categorie di aziende interessate dagli obblighi della tassonomia europea 

 

Cikis: Quali imprese della moda sono interessate dagli obblighi della tassonomia e cosa devono rendicontare?

Valentina: Ad oggi, secondo la "Non Financial Reporting Directive (NFRD)" e la relativa norma attuativa in Italia, i soggetti obbligati a fornire una rendicontazione sulla sostenibilità, incluse le informazioni sulla tassonomia, sono gli emittenti quotati, banche e assicurazioni che abbiano avuto in media durante l’esercizio finanziario un numero di dipendenti superiore a 500 e che, alla data di chiusura del bilancio, abbiano superato uno dei seguenti limiti dimensionali: un totale dello stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro oppure un totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni superiore a 40 milioni di euro. 

Ad aprile del 2021 la Commissione europea ha pubblicato una proposta di modifica di tale Direttiva, chiamata “Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD)” per estendere l’obbligo a tutte le grandi società e tutte le società quotate sui mercati regolamentati dall'UE, tranne le microimprese quotate. 

Sono incluse anche le società extra-UE che sono quotate sui mercati regolamentati dell'UE e le filiali europee di società non UE.

A partire da quest’anno, le imprese obbligate alla NFRD e in futuro alla CSRD dovranno comunicare nei propri bilanci di sostenibilità: la quota di fatturato proveniente da prodotti o servizi associati ad attività economiche allineate alla tassonomia; la quota di spese in conto capitale (Capex) e di spese operative (Opex) relative ad attivi o processi associati ad attività economiche allineate alla tassonomia. 

Occorre fare un'ulteriore precisazione: per dare il giusto tempo di “digestione” e assimilazione delle nuove norme, è previsto che le aziende possano comunicare, nei bilanci 2022, esclusivamente la percentuale di attività comprese (eligible) nella tassonomia mentre dal 2023 la percentuale di attività allineata (aligned) alla tassonomia.

Le attività comprese (eligible) sono attività economiche per le quali sono disponibili criteri tecnici di valutazione per verificare il loro contributo a uno o più obiettivi ambientali previsti dalla Commissione Europea e l’assenza di danni significativi sugli altri obiettivi.

Tra le attività comprese nella tassonomia ve ne sono alcune “allineate” (aligned) ai criteri di valutazione definiti dall’articolo 3 del Regolamento (UE) 2020/852 e, dunque, allineate alla tassonomia. Queste attività economiche contribuiscono ad almeno uno degli obiettivi ambientali definiti dalla Commissione Europea e non arrecano danno significativo a nessuno degli altri obiettivi.

Ad esempio, a partire da quest’anno un’impresa che fabbrica prodotti chimici di base organici, dovrà dichiarare esclusivamente di svolgere una attività inclusa nella tassonomia mentre, dal 2023, dovrà anche verificare e comunicare se rispetta i criteri di vaglio tecnico, ad esempio la soglia massima di emissioni di gas serra derivanti dai processi di fabbricazione degli stessi prodotti chimici.

Tassonomia europea e sostenibilità: ecco i vantaggi per le aziende

 

Cikis: Andando oltre la normativa, perché le imprese, anche quelle non obbligate a rendicontare, dovrebbero comunicare la sostenibilità e tenere in considerazione la tassonomia?

Valentina: Oggi è il mercato stesso a richiedere queste informazioni: da un lato, gli stakeholder finanziari che, sia per motivi di compliance normativa, sia per forte interesse da parte degli stessi investitori, sono tenuti o propensi a prendere in considerazione e valutare gli elementi ESG delle aziende nelle proprie decisioni di investimento, dall’altro le PMI, seppur non sottoposte ad alcun obbligo, sono coinvolte nel processo di rendicontazione delle grandi imprese e, dunque, di richiesta di questa tipologia di informazioni per qualificarsi nelle loro supply chain

Al contempo, mi preme sottolineare un messaggio che, come Assolombarda, stiamo portando avanti con forza ed energia: comunicare la sostenibilità anche in modo volontario e utilizzare strumenti di finanza sostenibile, come la tassonomia, conviene sia come strumento che può contribuire alla “gestione” d’impresa, sia per intercettare nuove risorse pubbliche e private messe in campo a livello nazionale ed europeo, come ad esempio il PNRR.

Ritornando alla tassonomia, i bandi pubblicati sul PNRR hanno alla base il principio del “Do No Signficant Harm”, ossia di non arrecare un danno significativo ai sei obiettivi ambientali previsti dalla Tassonomia. 

Comunicare la sostenibilità, tra cui anche le informazioni richieste dalla tassonomia, permette di migliorare la gestione interna aziendale, grazie anche alla necessaria interazione e cooperazione tra aree e funzioni diverse; fidelizzare maggiormente clienti e fornitori, dato che si rendiconta in maniera tangibile e credibile il proprio impatto su ambiente e comunità, esercitare un maggiore potere relazionale con nuovi partner e attrarre giovani talenti, dato che le nuove generazioni sono molto accorte al tema della sostenibilità.

Cikis: Quali consigli daresti alle aziende di moda che vogliano intercettare il flusso di investimenti promosso da questi provvedimenti?

Valentina: Il consiglio è di cominciare ad approcciare la sostenibilità in modo “integrato”, ossia considerando e inserendo gli elementi ESG nel proprio business model e nelle proprie strategie aziendali.

Questo comporta un processo di consapevolezza, valorizzazione e comunicazione della sostenibilità come fonte di vantaggio competitivo, perché ha degli effetti concreti e tangibili sul proprio bilancio. 

Quali sono i possibili step da seguire? Riporto alcune delle raccomandazioni contenute nel position paper “Finanza sostenibile” di Assolombarda:

  1. Avviare un percorso graduale e di medio-lungo periodo, che va dalla mappatura e ingaggio dei propri principali stakeholder, all’analisi del posizionamento aziendale rispetto ad essi, alla realizzazione del check up di sostenibilità e alla definizione degli obiettivi e dei progetti operativi;
  2. Integrare la rendicontazione finanziaria con la rendicontazione sulla sostenibilità: le imprese che redigeranno volontariamente e rappresenteranno in modo organico, ordinato e sistematizzato il proprio set di informazioni ESG e economico-finanziarie saranno sicuramente più avvantaggiate sia dal punto di vista competitivo sia nell’intercettare i capitali privati e pubblici a livello europeo e nazionale. Tale esercizio può confluire sia in una parte dedicata della nota integrativa del bilancio “ordinario” sia in un vero e proprio bilancio di sostenibilità o report integrato;
  3. Consolidare la fiducia dei propri stakeholder: bisogna avere metodo e frequenza di coinvolgimento dei propri portatori di interesse affinché il meccanismo di stakeholder engagement, ossia di scambio e ascolto di informazioni e temi “materiali” dell’azienda, non sia solo un momento di forma, ma di garanzia di reale sostenibilità presso l’ecosistema aziendale. È necessario che gli stakeholder di interesse percepiscano come la sostenibilità sia insita nella stessa cultura aziendale. È utile usufruire e ampliare l'approccio delle certificazioni, in particolare quelle legate al sistema di gestione aziendale - per la qualità, ambientale o integrato - che hanno già fornito alle PMI un metodo di rendicontazione per comunicare con i propri stakeholder, con l'utilizzo di indicatori che valorizzano elementi non finanziari distintivi dei propri modelli di business e differenzianti rispetto ai competitor;
  4. Esplicitare il proprio impegno verso la sostenibilità, utilizzando anche tutti gli spunti che possono emergere dai nuovi “modelli aziendali” che si stanno affacciando sul mercato. Tra questi, il principale è quello delle società benefit che perseguono volontariamente, oltre allo scopo di lucro, anche una o più finalità di beneficio comune, generando valore positivo nel lungo periodo e rendicontando a soggetti pubblici e ad azionisti i risultati raggiunti e gli obiettivi futuri. Rivedere il modello aziendale tradizionale è prioritario per sapere affrontare le attuali sfide economiche, sociali e ambientali.

Conclusioni

 

Il Regolamento sulla Tassonomia europea rappresenta uno strumento fondamentale per orientare la finanza globale verso lo sviluppo sostenibile.

Emerge con forza l’importanza per le PMI di rendicontare le proprie attività allineate agli obiettivi di sviluppo sostenibile e di tenere in considerazione la tassonomia nelle proprie scelte strategiche, non solo per poter mantenere la loro posizione all’interno della supply chain delle grandi aziende, ma anche per accedere a risorse nazionali e europee, come ad esempio il PNRR. Fondamentale è il lavoro di Assolombarda nell’aumentare la consapevolezza delle aziende.

Le aziende con un livello elevato di sostenibilità avranno maggiori possibilità di poter accedere a eventuali finanziamenti.

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Claudio Ventura
Esperto in economia circolare

Dopo aver conseguito la laurea in Economia Aziendale (percorso in Eco-management), ha approfondito ulteriormente le tematiche legate alla sostenibilità ambientale ottenendo un Master di II Livello in Economia Circolare presso il Politecnico di Bari.

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