La sostenibilità sociale nella moda: limiti e benefici degli audit sociali
La sostenibilità di un’impresa si sviluppa principalmente lungo due pilastri principali: quello ambientale e quello sociale. Mentre da un punto di vista ambientale esistono certificazioni affidabili e studi oggettivi per monitorare la sostenibilità, nell’ambito della sostenibilità sociale i brand, le imprese e gli operatori della filiera possono riscontrare criticità importanti nel condurre assessment efficaci e monitorare e sviluppare le proprie performance e quelle della propria value chain.
Dal punto di vista sociale risulta più difficile rintracciare schemi di audit, report e benchmark a cui fare riferimento, a causa della mancanza di dati quantificabili sufficienti e di standard internazionalmente riconosciuti su cui basare le proprie ricerche.
Le caratteristiche del modello di business dei brand e delle aziende fashion rendono ulteriormente complesso valutare le proprie performance sociali e migliorarle nel tempo. Infatti, avere catene di fornitura globali riduce il controllo che i brand possono esercitare sulla filiera e questo include rischi sociali. Tuttavia, l’utilizzo di programmi di sostenibilità virtuosi può trasformare in positivo la situazione economica e sociale di intere comunità.
L'utilizzo degli audit sociali, ovvero le valutazioni in loco delle procedure e degli sforzi di un'azienda in materia di responsabilità sociale d'impresa, rappresenta uno strumento molto diffuso, ma con alcune limitazioni. Gli audit sociali inefficaci rappresentano un rischio a cascata per le aziende e i loro brand, che possono subire danni reputazionali e incorrere nel “social washing”, ovvero la diffusione di informazioni false o fuorvianti riguardanti le condizioni di lavoro e le iniziative sociali intraprese dall'azienda.
Tuttavia, oltre agli audit sociali, esistono altri strumenti per verificare le condizioni sociali lungo la supply chain delle aziende di moda, come le certificazioni e gli standard sociali.
Audit sociali per le aziende di moda
Le aziende adottano gli audit sociali come strumento per valutare il livello di partenza e il livello attuale di sostenibilità sociale dei propri partner, prevenire la violazione dei diritti umani e garantire condizioni di lavoro dignitose per i lavoratori impiegati all'interno di catene di fornitura complesse. Grazie ad essi, i brand hanno la possibilità di valutare in loco le performance dei propri fornitori rispetto agli obiettivi di responsabilità sociale d'impresa.
Esistono diversi tipi di audit, ognuno dei quali può assumere forme diverse a seconda dell'obiettivo dell'audit stesso e del settore in cui viene effettuato. Ad esempio, un audit può assumere la forma di una verifica diretta, in cui un auditor visita un'organizzazione o un impianto per raccogliere informazioni di prima mano e verificare il rispetto delle procedure e delle normative in loco. In alternativa, può assumere forme più articolate, come la partecipazione in strutture di verifica come consorzi o organizzazioni di settore, che collaborano per effettuare una valutazione sistematica del rispetto di normative e di standard, e utilizzano sistemi e indicatori di valutazione più articolati.
In genere gli audit sociali vengono effettuati da terze parti e i principali sono:
- Amfori BSCI: l’Amfori BSCI è il principale sistema di gestione della catena di fornitura che mira a promuovere la conformità sociale nelle fabbriche e nelle aziende agricole in tutto il mondo. I partecipanti all’audit BSCI di Amfori devono impegnarsi a rispettare i punti del Codice di Condotta, che includono la remunerazione equa dei dipendenti, l'eliminazione del lavoro minorile, la garanzia di orari di lavoro dignitosi e la garanzia del ripsetto di norme di sicurezza per la creazone di un ambiente di lavoro salubre.
- SMETA: acronimo di “Sedex Members Ethical Trade Audit”, è stato sviluppato dalla Sedex Associate Auditor Group e descrive una metodologia per condurre gli audit attraverso una raccolta delle best practices nell’ambito del controllo degli aspetti etici. I beneficiari includono tutti gli stakeholder coinvolti nel processo, tra cui i retailer, i produttori e i fornitori. Copre i principi dell’ ETI Base Code e verifica le prestazioni in materia di diritti umani, diritti territoriali, pratiche di assunzione responsabili, equo trattamento e non discriminazione dei lavoratori immigrati, implementazione di sistemi di gestione, subappalto e lavoro da remoto. Dopo aver svolto l'audit, le aziende coinvolte devono redigere un Piano d'azione correttivo (PAC) ed essere sottoposte ad un secondo controllo da parte della società al fine di verificare il suo completamento.
- ICS: l’Initiative for Compliance and Sustainability è stata lanciata dall’associazione francese dei distributori (Fédération du Commerce et de la Distribution, FCD) per incoraggiare i fornitori a rispettare i diritti umani universali, insieme alle normative locali in materia di lavoro. Anche in questo caso, i fornitori devono rispettare un Codice di condotta ambientale e sociale e, dopo il completamento dell'audit, anche le fabbriche dei membri dell'ICS devono redigere il Piano d'azione correttivo (CAP) per apportare le migliorie raccomandate dall’auditor.
- SLCP: Il Social and Labor Convergence Program è un’iniziativa multi-stakeholder senza scopo di lucro che, attraverso il Converged Assessment Framework, consente ai produttori di assumere la proprietà dei propri dati sociali e lavorativi attraverso un processo di valutazione in tre passaggi: l'autovalutazione da parte delle aziende tramite la raccolta dei dati sociali e lavorativi, la verifica in loco da parte di un revisore sociale per garantire la veridicità delle informazioni e, infine, la condivisione dei dati su diverse piattaforme denominate Accredited Host, collegate tra loro dal Gateway SLCP. È importante sottolineare come questo framework non fornisce alcun giudizio di valore o punteggio sulle pratiche sociali implementate dalle aziende, ma si concentra solo sulla trasparenza dei dati.
Criticità dei social audit e prospettive di miglioramento
Sebbene l'audit sociale sia uno strumento utile per le aziende per valutare i propri fornitori, sono sorti alcuni dubbi riguardo la sua efficacia.
In particolare, a novembre 2022 la Humans Rights Watch ha pubblicato un rapporto dal titolo Obsessed with Audit Tool, basato sulle esperienze di 20 revisori esperti che hanno condotto audit sociali su fornitori in diversi paesi e settori industriali, interviste con lavoratori e altre analisi accademiche dei rapporti di audit sociale.
Secondo il report, uno dei principali problemi riguarda il tempo impiegato per condurre un audit, poiché ciò ha un forte impatto sulla qualità della valutazione. Le pressioni per abbassare i costi limitando il tempo disponibile per gli audit riducono la capacità dei revisori di svolgere delle verifiche approfondite e di intervistare i lavoratori.
Inoltre, nel caso di ispezioni preannunciate, le aziende potrebbero ingannare le società di auditing addestrando precedentemente i lavoratori a rispondere alle domande degli auditor con il fine di nascondere condizioni di lavoro inadeguate.
Infine, le valutazioni svolte dagli auditor spesso non vengono pubblicate ma rimangono documenti privati dei fornitori, condivise spesso unicamente con i brand clienti.
Secondo il report, dunque, gli audit sociali servirebbero soltanto a segnalare eventuali problematiche presenti presso un'azienda ma non a migliorarle apportando un effettivo contributo.
Inoltre, per migliorare l'efficacia dell'auditing sociale, Human Rights Watch ritiene che le autorità competenti, le personalità politiche e gli enti di regolamentazione dovrebbero garantire che gli audit sociali non vengano considerati come sostituti delle normative. Al contrario, le normative dovrebbero richiedere alle aziende e ai brand di effettuare una reale due diligence sulle loro operazioni e lungo le catene globali del valore. Pertanto, le aziende dovrebbero impegnarsi con programmi e pratiche concrete per garantire l'integrazione tra gli audit sociali e le leggi esistenti in materia di diritti umani e gestione della catena di approvvigionamento.
Certificazioni sociali: quali sono e cosa le differenzia dagli audit
Un’alternativa all’utilizzo degli audit sociali per verificare il rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori nella propria catena di fornitura è l’adozione di certificazioni relative a standard sociali.
Come gli audit sociali, anche le certificazioni prevedono un ente terzo, in questo caso un organismo di certificazione, che esegue un audit in loco e convalida i documenti e le attività svolte dall'azienda. Tuttavia, a differenza degli audit sociali, la certificazione rappresenta la conclusione di un percorso definito da precise regole dettate dall’organismo certificatore e che prevede la misurazione e la convalida dei requisiti da soddisfare.
Le certificazioni che prevedono la verifica di standard e performance sociali per le aziende di moda si suddividono in due categorie:
- Certificazioni di prodotto: riguardano il processo di produzione dei prodotti tessili e la tracciabilità delle materie prime, ma coprono anche gli standard ambientali e sociali. Le principali certificazioni tessili di prodotto che richiedono anche il rispetto di norme sociali sono: GOTS, GRS, Fairtrade Certification, Better Cotton Initiative.
- Certificazioni di sistema: riguardano l’organizzazione nel suo complesso e sono strumenti utili a misurare e gestire gli impatti delle politiche sociali delle aziende. Tra le certificazioni sociali di sistema esistenti, la più importante è la SA8000 ed è applicabile alle aziende di qualsiasi settore. Mentre, una certificazione sociale specifica per il settore moda è rappresentata da Get it Fair.
Per garantire il rispetto dei diritti dei lavoratori, le aziende di moda possono scegliere di adottare una o più di queste certificazioni come strumento di verifica per le loro operazioni e per la catena di approvvigionamento.
Mentre le certificazioni di prodotto sono state approfondite in alcuni precedenti articoli, in questo articolo verranno approfondite le certificazioni di sistema, che permettono di monitorare l’intera organizzazione.
La certificazione sociale SA8000
Nell’ambito delle certificazioni di sistema, la SA8000 rappresenta una delle certificazioni più importanti e riconosciute a livello internazionale. Essa è stata creata da Social Accountability International (SAI) e riguarda la gestione delle condizioni di lavoro all'interno delle aziende.
Lo Standard riflette le disposizioni in materia di lavoro contenute nella Dichiarazione universale dei diritti umani e nelle convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO). Alcuni dei principali ambiti coperti dalla norma riguardano il lavoro minorile, il lavoro forzato, gli orari di lavoro, la retribuzione e la salute e la sicurezza sul posto di lavoro.
Per ottenere la certificazione, l’azienda deve istituire un Sistema di Gestione della Responsabilità Sociale, che consente all'organizzazione di pianificare, gestire, riesaminare e migliorare le categorie di prestazioni definite all'interno dello standard. Il Sistema di Gestione deve prevedere il coinvolgimento di tutti gli stakeholder, sia interni che esterni.
Tuttavia, questo standard resta all'interno dei limiti aziendali: ogni azienda coinvolta nella catena di fornitura deve adottare la certificazione autonomamente.
Get it Fair: certificazione sociale per le imprese di moda.
Get it Fair è uno schema di certificazione di terza parte indipendente sviluppato in collaborazione con i principali stakeholder italiani del settore moda, al fine di supportare lo sviluppo di strategie di Responsible Sourcing.
L'obiettivo di Get it Fair è quello di valutare i rischi effettivi lungo la catena di fornitura che potrebbero generare pericoli per i lavoratori, l'ambiente e le comunità locali, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo dove non esistono regolamentazioni a garanzia del rispetto di standard minimi.
La certificazione si basa sui principi e sulle linee guida del “OECD Due Diligence Guidance for responsible supply chain in the garment and footwear sector” e sulla norma internazionale ISO 26000 “Guidance for Social Responsibility”.
Rispetto ad altre certificazioni e agli audit sociali, Get It Fair si distingue per alcune caratteristiche:
- Il focus su tutti gli aspetti della responsabilità sociale (società, sicurezza, ambiente ed etica)
- L'enfasi sulla valutazione quantitativa dei rischi effettivi lungo la catena di fornitura
- L'orientamento al punteggio a supporto di benchmarking
Come gli audit, anche la certificazione Get it Fair viene verificata da terze parti e sottoposta a controlli periodici, nello specifico due volte l’anno, incluso un controllo annuale in modalità non annunciata.
Standard sociali: la norma ISO 2600
Accanto alle certificazioni, esistono gli standard sociali, che non impongono requisiti da rispettare ma forniscono delle linee guida, come nel caso della norma ISO 2600.
La norma ISO 26000:2010 è uno standard internazionale che fornisce linee guida sulla Responsabilità Sociale delle Imprese, pertanto, a differenza di altri standard ISO, non è possibile ottenere una certificazione di conformità alla norma.
La norma ISO 26000 adotta un approccio attivo che conduce le aziende all'autodiagnosi e alla consapevolezza della propria performance di sostenibilità sociale. Ciò implica che le aziende devono identificare autonomamente le categorie di stakeholder, interni ed esterni, che sono influenzati dalle loro scelte e attività.
Questo standard sociale, a differenza delle certificazioni e degli audit, rappresenta uno strumento esclusivamente di supporto per le organizzazioni, al fine di guidarle nell'adozione di un approccio responsabile e al coinvolgimento degli stakeholder rilevanti.
Conclusioni
Le criticità e i rischi legati alla sostenibilità sociale e ai diritti umani lungo la catena di fornitura del settore moda sono numerosi e complessi da affrontare. L'utilizzo di audit sociali può rappresentare uno strumento efficace per monitorare le politiche aziendali riguardanti i diritti dei lavoratori e la sicurezza ambientale, a condizione che sia integrato alle principali normative nazionali e internazionali.
Tuttavia, esistono anche certificazioni e standard sociali che le aziende possono adottare come alternative o in aggiunta agli audit sociali per migliorare le performance della propria filiera, sulla base delle loro priorità e obiettivi.
Tracciare la propria filiera produttiva e garantire il rispetto dei diritti umani dei lavoratori che vi operano consente alle aziende di dimostrare un impegno reale e a lungo termine, migliorando la propria reputazione nei confronti dei consumatori e di tutti gli stakeholder.
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