Intervista a CLOOV: sfide e opportunità del fashion renting
Attualmente, i modelli di business circolari rappresentano solo il 3,5% del mercato. Nonostante ciò, sono fondamentali per la decarbonizzazione del settore tessile, poiché consentono di prolungare la vita dei prodotti tessili e limitare lo sfruttamento di risorse vergini.
Infatti, secondo la Ellen MacArthur Foundation, l'implementazione di modelli di business circolari potrebbe risparmiare circa 336 milioni di tonnellate di emissioni di gas entro il 2030, corrispondente al 32% della riduzione complessivamente richiesta al settore tessile per raggiungere gli obiettivi dell'Accordo di Parigi.
Tuttavia, l'implementazione di modelli di business circolari richiede investimenti da parte dei brand e, soprattutto, la gestione di diverse fasi del ciclo di vita del prodotto, come lo stock, la manutenzione e la distribuzione.
Quali sono le soluzioni per le principali sfide che l'adozione di un modello di business circolare richiede e come è possibile educare i brand e i consumatori a questi nuovi modelli di business?
Ne abbiamo parlato con Chiara Airoldi e Olimpia Santella, founder di Cloov, startup che accompagna le aziende del settore dell'abbigliamento nella creazione della propria strategia di noleggio.
Come i modelli di business circolari stanno ridefinendo l'industria della moda
Cikis: Cloov è una piattaforma B2B che consente alle aziende del settore moda di adottare una strategia di noleggio e di second-hand per agevolare la transizione verso l'economia circolare. Potreste raccontarci come è nata l'azienda e quale importanza riveste oggi per le aziende di moda entrare nel mercato del second-hand e del noleggio?
O: L'idea è nata dalle principali sfide che i brand di moda e i multibrand affrontano attualmente. Volevamo aprire un negozio di noleggio e abbiamo iniziato a parlare con alcuni brand. Ci siamo resi conto che i brand stessi affrontavano due sfide: attrarre nuovi clienti, soprattutto della Generazione Z e dei Millennials, e gestire in modo sostenibile i propri magazzini, in conformità alle normative europee. Abbiamo quindi deciso di sviluppare un software per diventare facilitatori del noleggio, offrendo la possibilità a diversi attori di mercato di usufruire del nostro servizio.
Entrare nel mercato del noleggio consente alle aziende, da un lato, di ridurre il proprio impatto ambientale e di essere in conformità con le normative europee, come ad esempio la Responsabilità Estesa del Produttore. Un altro motivo importante è il cambiamento delle preferenze dei consumatori. Oggi l'accesso ai beni non si basa più sulla loro proprietà, ma sulla modalità di utilizzo. Il noleggio di abiti offre ai consumatori la possibilità di accedere a una vasta gamma di capi per un periodo di tempo limitato. Ciò consente di stabilire una relazione più profonda con i consumatori.
Cikis: Cloov aiuta le aziende a realizzare progetti di fashion renting mediante la creazione di uno store online dedicato al rental. Lavorate quindi in white label, corretto?
O: Esatto, ci poniamo come facilitatori del noleggio, lavorando dietro le quinte in collaborazione con il brand attraverso tre livelli di servizio. Il primo livello di servizio consiste nella creazione di un negozio di noleggio in white label, che riflette l'immagine del brand partner. Il secondo livello riguarda la gestione delle attività quotidiane, che vanno dal caricamento dei prodotti nel catalogo fino alla fatturazione e all'assistenza clienti. Il terzo livello di servizio è dedicato alla gestione dei processi logistici, che includono l'inbound, il ricondizionamento e il lavaggio dei capi.
Cikis: Voi vi occupate di tutta la parte operativa, che è ciò che spaventa maggiormente l'azienda. Quindi, cosa deve fare l'azienda?
O: L'azienda si occupa principalmente di due cose. Prima di tutto, deve selezionare l'inventario da destinare al progetto. In secondo luogo, deve occuparsi della determinazione del prezzo. È importante che l'azienda rimanga attiva dal punto di vista strategico, poiché il nostro modello si propone come un'alternativa agli outlet in cui il brand perde il controllo dei propri prodotti in termini di marginalità.
Gestire la logistica inversa nei modelli di business circolari
Cikis: Nel fornire supporto alle aziende di moda, Cloov si occupa anche della gestione del magazzino e della logistica inversa per i brand. In che modo fornite tale supporto alle aziende e come si può implementare un sistema di logistica inversa efficiente e a basso impatto ambientale?
C: Come parte della nostra soluzione, offriamo ai partner servizi logistici che includono la movimentazione della merce, lo stoccaggio e tutti i processi di sanificazione e lavaggio necessari.
Quando si pensa al noleggio, è importante considerare un processo operativo più complesso e articolato, poiché si tratta della vendita di un servizio che ha una probabilità del 100% di essere restituito. Mentre nel tradizionale settore dell'e-commerce, i resi sono spesso visti come uno svantaggio in termini di costi aggiuntivi, nel fashion renting il reso del prodotto rappresenta la perfetta chiusura del ciclo di noleggio.
Creare partnership con soggetti strategici che abbiano conoscenze specifiche sui processi di logistica inversa è un aspetto fondamentale per creare valore e ridurre l'impatto ambientale del modello circolare. Ad esempio, è importante per noi che le lavanderie si trovino nelle vicinanze dei nostri magazzini, in modo da ridurre significativamente le emissioni legate al trasporto. Inoltre, ottimizzare il packaging per ridurre lo spreco di spazio e di materiali è un altro aspetto che contribuisce a un basso impatto ambientale. In Cloov, lavoriamo proprio su questi aspetti collaborando con i nostri fornitori per continuare a migliorare il processo di gestione degli articoli destinati al noleggio.
Cikis: Studi di Life Cycle Assessment hanno dimostrato che il fashion renting può offrire notevoli vantaggi ambientali se vengono rispettate determinate condizioni, come l'elevato tasso di utilizzo dei capi di abbigliamento e l'uso di mezzi di trasporto a basse emissioni. Come si può garantire il rispetto di tali condizioni ed evitare il fenomeno del “rebound effect”?
O: Questa è la sfida più grande che stiamo affrontando. Per prevenire il fenomeno del rebound effect, è importante adottare un approccio olistico che includa diverse best practice. Senza dubbio, le pratiche di gestione del magazzino svolgono un ruolo chiave.
Per mitigare gli impatti della dismissione, è necessario noleggiare un capo il più possibile per massimizzarne l'utilizzo. Un capo ben gestito può essere noleggiato fino a 25 volte, ma è importante intervenire con manutenzioni e riparazioni dopo ogni utilizzo, e questa è una fase che gestiamo internamente in Cloov.
Inoltre, è importante gestire la rotazione degli articoli in modo equilibrato, evitando di distribuire sempre gli stessi capi. Naturalmente, l'opzione ideale per il ciclo di vita del prodotto è il suo riutilizzo tramite il mercato del second hand.
Attualmente, stiamo costruendo una rete di partnership con fornitori che possono aiutarci a ridurre l'impatto ambientale dei nostri processi. Ad esempio, abbiamo stretto una collaborazione con un'azienda di Vicenza specializzata nel riciclo. Nel caso in cui i capi non vengano venduti come prodotti di seconda mano, possiamo reimmettere i materiali nel ciclo di produzione del nostro partner.
Sottolineiamo che abbiamo un codice etico che stabilisce quando un capo diventa adatto al mercato del second hand in base al suo stato. Spesso, infatti, alcuni capi vengono venduti come usati quando sono ancora in perfette condizioni. Per questo motivo, cerchiamo di estendere al massimo la durata dei capi.
Il potenziale dei modelli di business circolari nella moda: vantaggi e prospettive per i brand
Cikis: Il noleggio dei capi è considerato "responsabile" perché consente di prolungarne la vita. Tuttavia, ciò può accadere solo se il noleggio o l'acquisto tramite il mercato del second hand sostituisce l'acquisto di capi nuovi anziché aggiungersi ad esso. Come possiamo educare i brand e i consumatori per gestire al meglio un modello di business circolare e rendere la crescita economica di un brand compatibile con la riduzione del proprio impatto ambientale?
O: Per quanto riguarda l'educazione dei consumatori, è importante fornire informazioni chiare e trasparenti sugli impatti ambientali dell'industria della moda. È necessario educare i clienti sul ciclo di vita dei prodotti e sulle risorse impiegate per produrre nuovi capi, nonché sull'opportunità di estendere la vita degli indumenti tramite il mercato del second hand.
Stiamo lavorando attivamente per introdurre un codice QR sui capi, in modo che il cliente finale possa visualizzare il numero di volte che quel capo è stato noleggiato e ottenere tutte le informazioni necessarie per prendere una scelta consapevole in caso di un eventuale acquisto.
Dal punto di vista economico, affinché questo modello venga adottato su larga scala e abbia un impatto ambientale significativo, deve esserci anche un vantaggio economico. Il noleggio e il mercato del second hand devono essere presentati come soluzioni per soddisfare il desiderio di novità imposto dalla pressione dei social media e dalla società, in un modo più sostenibile ma anche più conveniente dal punto di vista economico.
Offriamo due modelli per soddisfare queste esigenze: il noleggio "One-off" per il breve termine e un abbonamento mensile per il lungo termine. Ad esempio, un noleggio medio di quattro giorni equivale al 10% del valore di vendita al dettaglio. Quindi, immagina un vestito per un matrimonio del valore di €500 che può essere noleggiato per €50. Questa opzione diventa immediatamente più interessante rispetto all'acquisto di un capo nuovo.
Cikis: Una volta stabilita la partnership con un brand, quest'ultimo ha la possibilità di scegliere come gestire il fine vita dei prodotti, optando tra diverse soluzioni. In che modo viene selezionata l'alternativa più idonea per il brand e come viene concretamente gestito il fine vita del prodotto?
C: Mettiamo a disposizione dei nostri partner due opzioni per la fine vita dei prodotti: la vendita nel mercato del second hand o il riciclo. Il processo di riciclo viene gestito tramite un partner esterno e dipende dalla composizione dei capi.
Durante la fase di pianificazione con i nostri partner, definiamo insieme la modalità di smaltimento dei prodotti. Una volta stabilite le modalità e una volta raggiunto il numero massimo di rotazioni consentite per il prodotto, il capo viene venduto come prodotto di seconda mano direttamente tramite la nostra piattaforma di noleggio in white label, offrendo la possibilità al cliente che ha noleggiato l'articolo di acquistarlo.
Per quanto riguarda il fine vita dei prodotti, è importante per noi creare un circolo virtuoso tra diversi fornitori e partner che ci permetta di avere un ciclo di reuse, repair e resell. Crediamo che questa sia la direzione futura del consumo, e Cloov desidera unirsi ai suoi partner e fornitori per facilitare la transizione verso un'economia circolare.
Conclusioni
L'adozione di modelli di business circolari nel settore della moda offre numerosi vantaggi ai brand. Questi modelli consentono di estendere la durata dei prodotti, ridurre l'utilizzo di risorse primarie e contribuire alla decarbonizzazione dell'industria tessile.
Sebbene l'implementazione di modelli circolari richieda investimenti e una gestione completa del ciclo di vita del prodotto, le partnership con aziende specializzate come Cloov possono aiutare i brand a superare tali sfide.
L'adozione di modelli di business circolari infatti non solo comporta benefici ambientali, ma anche un miglioramento dell'immagine aziendale, offrendo una strategia di differenziazione e rispondendo alle esigenze dei consumatori sempre più attenti all'impatto ambientale.
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